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Patrizia Dall'Occa per Agoravox intervista Marina Dionisi

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 06:52 in , , , , ,


Perché tutto il visibile riposa sull’invisibilel’intellegibile sull’incomprensibileil tangibile sull’impalpabileNovalis


Per passione personale, adoro tutto ciò che tratta del paranormale. Quanti avranno amato il Sesto Senso, o The Gift? Con Marina, però, giochiamo in casa. E’ una studiosa dell’Energia e del Paranormale.

Sulle sue conoscenze ha costruito questo libro, che è oltre il semplice "impossibile".

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Il dono di Rebecca" ha la capacità di catturare il lettore, di insinuare un dubbio, di generare emozioni, di coinvolgere nella storia di una bambina che sotto i nostri occhi diventa donna, affronta la vita con le sue difficoltà, diversa per un dono che potrebbe essere una maledizione ma che, attraverso la mente sottile dell’autrice e il carattere di questa donna "possibile", diviene una parte costante di una vita vissuta in pieno.

Marina, leggo che sei una studiosa dell’Energia e del Paranormale, come appare in quarta di copertina. Cosa vuol dire studiare l’Energia?

Significa scoprire - attraverso studi sulle cellule, studi di biologia, di fisica, di fisica nucleare e chimica, operati da una serie di ricercatori - che, oltre al mondo per così dire "materiale" che risulta visibile e palpabile a tutti, esiste un mondo più difficile da accettare e percepire che vibra intorno a noi, ma che fa parte sempre del mondo materiale; è solo un’altra sua manifestazione. Significa imparare a mettere sempre tutto in dubbio senza lasciarsi trasportare dall’entusiasmo.Ogni scoperta, ogni traguardo devono essere sempre affrontati con metodo, con l’ausilio della scienza, senza dimenticare mai che ciò che si cerca non è tanto la prova dell’energia quanto il suo funzionamento, il suo modo di manifestarsi, la sua regola, ove possibile. L’energia ha varie forme e varie esplicazioni; studiarla significa tentare di trovare sempre su basi e metodi scientifici la sua ratio, il suo ordine, le sue regole. Perché voler credere a tutti i costi ad una cosa non significa che la cosa in questione esista: bisogna provarlo.


Apollo e Deifobe. Un tuffo nella mitologia o in una probabile realtà?

Un tuffo nella mitologia. La figura di Deifobe mi ha sempre affascinata, soprattutto per la sua modernità: una donna che, in una religione di tipo patriarcale, ha il coraggio di rifiutare l’amore del suo dio manifestando la propria individualità e il proprio coraggio. Assolutamente affascinante!E poi la maledizione... tante vite quanti i granelli di sabbia racchiusi nella sua mano.Ecco che da tutto questo ho pensato di far partire una storia diversa, chiedendomi cosa sarebbe stata la Sibilla se davvero avesse vissuto tutte quelle vite. Sarebbe stata una donna come tante con una famiglia, un lavoro, una vita, ma con quel quid in più: l’opportunità di percepire, a contatto con cose, luoghi e persone, la loro storia più profonda.


Il Paranormale nella nostra vita. Per alcuni una certezza, per molti un bluff. Come si possono far collimare queste due realtà assolute?

Sfortunatamente ancora oggi si parla di "paranormale" come di un qualcosa che va oltre la realtà; ancora oggi si crede che con il termine "paranormale" si definiscano tutti quei fenomeni lontani da noi che spesso esulano nell’occultismo.Non è così. Per quanto mi riguarda il paranormale è più vicino ad ognuno di noi di quanto possa sembrare. Anche l’intuizione, il fatto di sapere in anticipo che una persona cara non sta bene, quella che spesso definiamo una forte sensibilità, potrebbe essere definito "paranormale".Il fatto grave è che sfortunatamente sono ancora pochi quelli che lo studiano seriamente. E’ più facile incontrare - ed è brutto a dirsi - molti buffoni che usano la parola "paranormale" per scopi illeciti.Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere il grande studioso bolognese Piero Cassoli, psichiatra, uomo di grande scienza e grande cultura che ha sempre studiato i fenomeni paranormali con serietà, metodo e professionalità: l’unico modo per arrivare a risposte serie e non ad inutili ipotesi.


Una vita e mille possibilità. Credi che il nostro cervello possegga facoltà realmente non utilizzate che ci potrebbero permettere un’esistenza differente?

Credo che il cervello sia uno degli organi che ancor oggi può riservarci un’infinità di sorprese. Credo che vi siano una serie di facoltà inesplorate che possediamo e che sfortunatamente abbiamo lentamente perso. Sì, credo che recuperare alcune di quelle facoltà potrebbe rendere diversa la nostra vita.


Veniamo al libro. Per me una meraviglia. Sono rimasta coinvolta dalla storia al punto da sentirmene una parte. Era come assistere all’avventura nel mondo reale. Insomma, un romanzo che parla di altro, ed al contempo è perfettamente reale. Sei cosciente di avere creato un piccolo gioiello della nostra letteratura?

Sono commossa e non so come ringraziarti per le tue parole! No, non sono cosciente di aver creato un piccolo gioiello. Volevo solo raccontare la mia realtà, una realtà diversa, vicina e lontana allo stesso tempo. Non un paranormale spaventoso e spettacolare, ma intimo e riconoscibile. E, qualora sia riuscita anche in piccolo ad aver raggiunto tale meta, ad esser riuscita a far partecipe il lettore di questo tipo di realtà, ne sono felice! Quindi le tue parole mi riempiono il cuore di gratitudine, grazie!


Una vita, un’amore, rapporti intrecciati, madri, figlie, uomini e donne. Una visione della quotidianità che lascia supporre una vita dettata da certezze e positività. Sono caratteristiche in cui ti ritrovi o sei riuscita a trasmettere un desiderio?
Diciamo che tento sempre di considerare la metà piena del bicchiere, la parte più bella di ogni cosa. Ho parlato della mia quotidianità: una vita in cui, chiaramente, i problemi ci sono. La vita di ogni giorno è frenetica e spesso non si ha tempo per nulla, ma per me la famiglia e gli affetti sono tutto: sono le solide fondamenta che permettono ad una persona di sentirsi stabile. Tutto può cambiare, demolirsi, terminare, ma i rapporti familiari, i rapporti veri, le amicizie sono importanti e sono per sempre. Questa è una ricchezza di cui non potrei mai fare a meno.Un antico detto orientale cita: "Un uomo, per non aver vissuto inutilmente, nella vita deve aver fatto tre cose: aver scritto un libro, aver avuto un figlio ed aver piantato un albero".Io le ho fatte... spero di non aver vissuto invano!


Marina Dionisi - Il Dono Di Rebecca , Deinotera Editrice, 2006

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Carlotta Degl'Innocenti recensisce il secondo libro di Marina Dionisi


Uscito in libreria ad aprile del 2008, il romanzo "Dono di Rebecca. Il mistero svelato" invita il lettore a percorre insieme alla protagonista esperienze e avventure paranormali. Uno dei tanti misteri d'Italia che non delude mai i lettori del genere.di Carlotta Degl'Innocenti


Secondo romanzo di Marina Dionisi che prosegue e completa il primo libro d’esordio dell’autrice. Il racconto trasporta il lettore nell’universo, sia personale che generale, di coloro che hanno il dono della sensitività. La storia è suddivisa in una successione di episodi cronologici con uno stile descrittivo gradevole che si presta volentieri a una trasposizione cinematografica. L’autrice, studiosa dell’energia e del paranormale, ha partecipato a numerosi programmi televisivi e radiofonici dando un forte contributo alla comprensione di alcuni fenomeni che vanno al di là della nostra più fervida immaginazione. Eventi o manifestazioni dei quali ci sentiamo, nonostante tutto, attratti e da lei raccontati con molta semplicità, in un romanzo ambientato nei giorni nostri.


RIEPILOGO LIBRO D’ESORDIO. La protagonista, Rebecca, scopre da bambina le sue qualità di sensitiva. Incoraggiata dai genitori e dalla figura del nonno, la giovane trova un sostegno, molto tollerante, per crescere in modo equilibrato, nonostante le sue inconsuete visioni che la soverchiano improvvisamente in situazioni diverse quando entra in contatto con degli oggetti o con delle persone. Con il passare degli anni, la protagonista impara a dominare e a sfruttare le sue percezioni.


IL DONO DI REBECCA. IL MISTERO SVELATO. Il secondo romanzo si annuncia molto più intricato nelle varie vicende che vengono narrate sul filo del racconto surreale. Rebecca è un’adulta. Sposata con Giacomo, ha auvto tre figli; e Milly, la più grande, è l'unica ad avere ereditato il dono materno. Insieme, hanno una vita familiare ordinaria e comune a molte persone. Eppure la storia riportata in prima persona, attraverso lo sguardo della protagonista, ci trascina in uno spezzato molto ermetico sul significato della “veggenza”. Il racconto, ambientato nel nostro quotidiano, è teso ad illustrare, attraverso delle esperienze parallele, la progressiva scoperta delle origini della chiaroveggenza di Rebecca. Storie di vite precedenti che affiorano alla memoria grazie ad incontri casuali nei quali si rivelano, capitolo dopo capitolo e come un tassello dopo l’altro, molte delle risposte che la protagonista sta cercando. Dall’antico Egitto all’oracolo di Delfi, la sensitiva rivive epoche in cui prima ancora della storia scritta, umani e divinità condividevano l’esistenza nel mondo reale. Un percorso molto ambizioso, al di là del quale il lettore, appassionato di questo tema, troverà molte tematiche e simbologie pertinenti alla disciplina esoterica. Sebbene l’autrice tratti un argomento così delicato, nondimeno perviene a far comprendere al lettore la condizione esistenziale di coloro che vivono in questo stato percettivo. Il confronto tra la realtà di tutti i giorni e le esperienze ultrasensoriali della protagonista è convincente. Alcune descrizioni possono sembrare alquanto parossistiche e a volte incomprensibili quanto l’universo del paranormale. Malgrado ciò sentiamo che vi sono numerosi eventi ai quali non sappiamo dare un senso e che vengono descritti coraggiosamente dall'autrice.


STILE. Un effetto stilistico molto descrittivo e ricco di dettagli e di ambientazioni storiche. Marina Dionisi illustra molto bene l'universo interiore dei suoi personaggi, che ci fa sentire come persone a noi familiari. La narrazione scorre veloce, grazie a uno stile che cerca di mantenere il ritmo colloquiale. La studiosa-scrittrice sta confermando un suo talento narrativo che conquista non solo per il tema da lei trattato ma per l'attenzione che rivolge alle sfumature dei sentimenti umani e le delicate inflessioni dei rapporti interpersonali. Carlotta Degl’Innocenti

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Mokaweb Caffè letterario intervista Marina Dionisi.

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 06:31 in , , , ,

Intervista con l'Autore:

Gustav Jung consultava l'I-Ching mentre Freud leggeva i Tarocchi. Possono le discipline esoteriche convivere armoniosamente con la medicina ufficiale?

Non credo che medicina ed esoterismo possano convivere armoniosamente, in quanto i principi che fanno da fondamento alle due scienze sono troppo diversi. Per la medicina sarebbe impossibile parlare degli angeli e comunque prendere in considerazione la loro esistenza, mentre per l'esoterismo questi fanno parte del proprio percorso e della propria ricerca spirituale.

Le biografie dei grandi studiosi del paranormale hanno sempre affascianto. La tua letteratura è stata in qualche modo influenzata da esse?


I miei scritti sono nati dalla voglia di far conoscere agli altri il "mio" paranormale: un paranormale che non vuole né spaventare, né essere sensazionalista. Un paranormale che altro non è se non il mondo delle vibrazioni emanate da tutto ciò che ci circonda, siano i luoghi, le persone o gli oggetti.


Due inviti nella stessa sera: da una parte una cena con Brad Pitt, e dall'altra un invito ad una seduta spiritica. Cosa scegli?
Ma sicuramente una serata con Brad Pitt!!


Lo studio del paranormale è una ricerca continua sui grandi temi esistenziali, primo fra tutti la morte.Come si colloca il tuo lavoro artistico?


Nel mio lavoro artistico riporto ciò in cui credo: niente ha mai fine. La morte non esiste, è solo una mutazione vibrazionale.


Si possono condividere con il grande pubblico attraverso un libro di narrativa, temi esoterici?
Attraverso un libro di narrativa, con il pubblico si possono condividere sia temi esoterici che qualsiasi altro tema. Credo che il vero compito dello scrittore sia quello di prendere per mano il lettore e portarlo con sé, passo dopo passo, lungo la strada che vuole mostrargli. Deve cercare di coinvolgerlo facendogli capire, provare, sentire, vivere ciò che ha provato, vissuto e sentito lui.


Esiste l'aldilà?


Sì, sono convinta che esiste.


Quali letture consiglieresti a chi è completamente profano del paranormale?


Consiglierei i "Quaderni di Parapsicologia" del Dott. Piero Cassoli. E' una raccolta di articoli riguardanti la sperimentazione scientifica e la ricerca Parapsicologica.

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Paola Biondi intervista Marina Dionisi per il settimanale Diva e donna











Due donne: una ha “doti” di chiaroveggenza e ha racchiuso la sua storia in un libro (Il dono di Rebecca, ed. Deinotera Editrice); l’altra studia da anni il mondo affascinante della Parapsicologia. Ecco le due facce di una realtà “sensibile” ancora da scoprire.
Di Paola Biondi

MILANO – agosto
Protagonisti e studiosi del paranormale appartengono a un mondo un po’ misterioso, che si snoda parallelo a quello in cui scorre normalmente la vita quotidiana. Il sensitivo e chi ne analizza le capacità si incontrano e tra loro si crea un rapporto basato sulla fiducia. Tuttavia è abbastanza raro trovare tale binomio tutto al femminile: Marina Dionisi e Brunilde Cassoli sono due donne accomunate dalla passione per la dimensione esoterica delle cose. Marina è sensitiva e Brunilde l’ha “studiata”.

Marina, quando ha scoperto di avere capacità paranormali?
- Non c'è stato un momento particolare: come in molti processi della vita, anche qui non si può definire un inizio preciso. Forse che un bambino, quando nasce, si accorge di essere nato? Quando me ne sono accorta, faceva semplicemente e naturalmente parte di me. Mi accorgevo, semplicemente, che i bambini della mia età erano strani, diversi da me, non vedevano e non capivano cose che per me erano ovvie. Anticipavo le risposte alla maestra, prima che facesse una domanda… e per me era tanto divertente! I miei non si sono mai spaventati, hanno sempre e solo cercato di salvaguardarmi dalla curiosità della gente.

Quanto incide sulla vita quotidiana essere sensitivi?
- Non è facile essere sensitiva ed accettare di esserlo, perché comporta vivere e vedere la realtà in maniera diversa. Non dico più profonda, ma semplicemente diversa. Non vuol dire vivere più certezze o vivere una realtà più solida degli altri. Significa mettersi continuamente in gioco, dubitare delle proprie capacità, mettersi in dubbio come donna, moglie, e soprattutto madre. E cercare ogni giorno di più di capirmi, spiegare, trovare una risposta. Vuol dire combattere ogni giorno contro il cinismo, l'incredulità, la diffidenza della gente. Vuol dire essere consapevole che non tutti sono disposti ad accettarti perché questa diversità fa paura e a volte è così temuta da essere rifiutata.
A volte, osservando le altre persone, mi capita di pensare a come sarebbe stata la mia vita se non avessi avuto questa diversità. Sì, mi dico, certamente sarei stata molto più serena e forse la mia vita avrebbe preso una strada completamente diversa ma... no! Voglio essere me stessa, sempre, in qualsiasi momento!

Cosa significa “vedere la realtà in maniera diversa”?
- Intendo dire che percepisco la realtà in maniera più completa. Si ricorda di quando Rebecca (nel romanzo) sente “l'odore della morte” nel neonato? Secondo i Cinesi le persone hanno "l'odore dell'età"… non è forse la stessa cosa che ho detto io?
Inoltre, quando dico "vedere" la realtà in maniera diversa, intendo anche dire "sentire, avvertire" la realtà in maniera diversa da come la sentono ed avvertono gli altri. La vedo in maniera più completa perché avverto anche le vibrazioni che, appunto, non tutti riescono - o vogliono, per paura - avvertire.

Cosa significa “avrebbe preso una strada completamente diversa”?
- Se non fossi stata sensitiva, la mia vita sarebbe stata molto diversa perché avrei sofferto molto meno per questa mia diversità... e non scordiamoci che, essendo una donna, sono per natura molto più sensibile di un uomo.

Che cosa sono queste “vibrazioni” che lei avverte?
- Viviamo immersi nelle vibrazioni: vibrazioni emesse dagli oggetti così come dagli esseri viventi. Non ci stupiamo se un orologio funziona grazie alle vibrazioni di un minerale, il quarzo, così come non ci stupiamo se un acuto infrange un bicchiere di cristallo o se una sirena ci fa tremare i timpani... e allora, perché negare che le vibrazioni esistono, che ci possono "colpire" ed interagire con quelle che emaniamo?

Quale tipo di spiegazione si è data?
- Innanzi tutto vorrei chiarire che non sono né un professore, né un biologo né -tanto meno - un fisico o quant'altro. Studio questo argomento facendo ricerche su vari libri (dalla biologia alla fisica, alla medicina, alla biofisica, all'energetica, all'agopuntura, alla cultura orientale ecc.) perché mi riguarda e mi appassiona ed a volte in un libro trovo solo una riga che, unita al resto, serve a coprire un altro spazio di quel puzzle che sto costruendo sul paranormale.
Credo che sia gli oggetti sia le persone "scambino ed entrino in sintonia" con le vibrazioni degli altri oggetti e delle persone che stanno loro accanto. Quanto agli oggetti, già abbiamo parlato del quarzo e delle sue vibrazioni (ma non è solo questo minerale... tutto vibra!). Quanto alle persone, penso che anche noi emaniamo vibrazioni e quelle più potenti sono quelle del cervello.

Come ha incontrato Brunilde Cassoli?
- Ho inviato al Dottor Cassoli del Centro Studi Parapsicologici di Bologna il mio romanzo (Il dono di Rebecca, ed. Deinotera Editrice) con la speranza che mi contattasse. Avevo bisogno di certezze, di sapere, di capirmi. Logicamente, non tutto quello che vi è scritto è vero... ma sapevo che il Dottor Cassoli avrebbe saputo discernere il vero dalla fantasia. Dopo un anno, mi ha contattata: per vari motivi non aveva letto il mio romanzo, ma ora avrebbe voluto conoscermi. Ero emozionata! Fin da quando ero ragazza desideravo di poterlo conoscere, potergli parlare. Mi ha dato un appuntamento ed a quell'appuntamento ne sono seguiti tanti altri. Che dire del Dottor Cassoli e della Signora Brunilde? Due veri signori, due persone squisite! Con loro non mi sono mai sentita a disagio, sono riusciti a farmi sentire sempre me stessa. Spesso, la scienza determina la perdita della coscienza e della sensibilità; nel Dottor Cassoli ho trovato, oltre una persona validissima a livello professionale, una grande umanità.

Perché non vuole farsi fotografare e vuole rimanere nell'anonimato?
- Sono una donna come tante e come tale sono gelosa dei miei spazi, della mia famiglia e dei miei amici. Voglio solamente salvaguardare la mia privacy.

Usa i suoi poteri per aiutare gli altri?
- Non "uso" le mie particolarità (per carità, non sono poteri!) perché questo tipo di capacità non può essere gestito con sicurezza. Sono state le circostanze a permettermi di aiutare qualcuno.

Per esempio?
- Una mattina mi alzai dicendo a mio marito che "vedevo" che si sarebbe fatto male, "sentivo" che urlava, che si sarebbe rotto qualcosa all'altezza del basso torace. Mio marito, conoscendomi, restò alquanto scosso: non sapeva cosa fare, doveva correre a lavorare ed allo stesso tempo temeva il peggio. Alla fine decise di restare a casa, avvisando i colleghi dell'ufficio che avrebbe recuperato le ore un altro giorno. Ero molto preoccupata ed anche lui, vedendomi così ansiosa, si fece prendere dall'angoscia. Lo feci restare tutto il giorno a letto, di modo da evitare qualsiasi caduta, scivolone o qualsivoglia contusione. La sera tardi, finalmente tranquillo e convinto di aver scampato il pericolo, si alzò dal letto e piano piano andò in sala a vedere la televisione, mentre preparavo la cena. Improvvisamente starnutì con violenza (era allergico al velluto dei divani) e dette un urlo terrificante. Restai immobilizzata dalla paura... in ospedale diagnosticarono tre costole rotte!

I suoi desideri e le sue scelte, sono stati condizionati dall’essere sensitiva?
- Sapere di più può fare soffrire di più, soprattutto se si è una donna; sono sempre stata istintiva ed ho sempre seguito il mio cuore in ogni scelta. Ho sempre vissuto come tutti gli altri, cercando semplicemente la felicità.

Conosce altri sensitivi di persona?
- Ho conosciuto soltanto Gustavo Rol, quando ero bambina: rimasi colpita dalla sua signorilità e dalla sua sensibilità. Non ho mai conosciuto altri sensitivi.
Parecchi anni fa ho conosciuto un signore che aveva spesso dei "déjà-vue", ma si spaventava talmente, che ogni volta che accadeva quello che aveva "visto" gli venivano attacchi di panico. Era un ottimo sensitivo, cercai di aiutarlo, ma si convinceva sempre di più di "avere qualche rotella fuori posto!" Gli consigliai di andare da Cassoli, ma non volle mai farlo, temeva di sentirsi dire che era pazzo. Non l'ho più visto, ma spero che abbia imparato ad accettarsi e a coltivare queste sue capacità.

Che cosa le piacerebbe aver previsto?
- La vittoria dell'Italia ai mondiali! Ma ho vissuto le partite con le stesse emozioni degli altri, finendo per far sopravvalere la mia parte istintiva su quella sensitiva.

Da dove vengono queste doti? Si possono "allenare"?
- Penso che queste capacità siano "naturali" e facciano parte integrante dell'uomo e della sua essenza. Credo che nel periodo primitivo tutto questo fosse normale, così come la telepatia. L'evoluzione e la civiltà hanno portato i loro vantaggi, ma ci hanno anche fatto perdere qualcosa per strada.
Se una persona ha queste capacità può raffinarle, grazie anche ad una guida giusta come quella che ho avuto io dai coniugi Cassoli che mi hanno aiutata a non sentirmi sola.

Un giorno ridiventerà normale avere percezioni extrasensoriali?
- Chissà! Sarebbe bello! Purtroppo, la modernità ci porta a guardare fuori di noi mentre l'intuizione ci fa scrutare nella nostra parte più profonda... vedremo se saremo capaci di ritrovare noi stessi.

Cosa vede nel futuro dell'umanità?
- Ho fiducia nell'Uomo e nelle sue capacità, quindi credo che potrà ancora stupirci con le sue scoperte.

Che cosa, secondo lei, è urgente migliorare?
- C’è bisogno di tempo, c'è poco tempo per tutto: tanto per le cose futili quanto per quelle importanti. Le persone devono recuperare ed imparare a crearsi il proprio tempo.


La studiosa di Bologna

Brunilde Magnani, con suo marito Piero Cassoli - fondatore nel 1954 del Centro Studi Parapsicologici di Bologna e recentemente scomparso - ha trascorso gran parte della vita fra i misteri di una dimensione sconosciuta dell’esistenza. Fra le persone “studiate” c’era proprio Marina Dionisi, con cui parliamo in queste pagine.

Quando ha cominciato a interessarsi all’argomento?
- Negli anni ’70 Franco Moccagatta conduceva alla radio la trasmissione “Chiamate Roma 3131”. Mio marito, che faceva il medico ma era anche affascinato e studioso del “paranormale”, veniva spesso interpellato in diretta. Lui spiegava che quegli “strani” fenomeni che succedevano a qualcuno, in fondo facevano parte del mondo e che bisognava accostarsi ad essi senza timore. Fu così che un giorno ci recapitarono un intero sacco delle Poste con 15 mila lettere di persone che non solo erano interessate all’argomento, ma lo ringraziavano perché la sua era una voce “amica” che entrava in casa e che finalmente parlava di ciò di cui loro non potevano, senza essere presi per matti. Da quella volta anche a me si è aperto un mondo.

Chissà quanti soggetti avete studiato…
- Mio marito era stato il primo a “scoprire” Pasqualina Pezzola nel 1951, nel momento in cui i suoi poteri “diagnostici e terapeutici” raggiunsero l’apogeo. Le sue diagnosi erano veramente sconcertanti.

Dicono che fosse consultata da personaggi come Fellini e Zeffirelli, ma fu interpellata anche quando i papi Pio XII e Giovanni XXIII stavano per morire…
- Non abbiamo seguito solo lei: fra le centinaia di persone che si sono rivolte a noi, il 5 per cento aveva davvero capacità straordinarie, anche se inspiegabili in termini strettamente scientifici.

Ricorda qualche esempio?
- Luisa Codicini “leggeva” i pezzetti di stoffa e gli oggetti e diceva tutto sulla persona a cui appartenevano. Venia Sprega invece faceva l’esperimento della “sedia vuota”, cioè sceglieva sulla piantina di un teatro la fila e il numero del posto e prevedeva avvenimenti che riguardavano lo spettatore che vi si sarebbe seduto.

E la Dionisi?
- Marina Dionisi è una veggente straordinaria: noi le abbiamo mostrato foto di persone in vita, note e anche sconosciute. Nessuna di queste era presente quando lei faceva le “visualizzazioni”, ma le successive verifiche hanno dato risultati strabilianti.
P.B.

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Il Giornale online "Gufetto" dedica una pagina a "Il dono di Rebecca"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 04:55 in , , ,

“Preparatevi a scoprire che nulla è come sembra e che tutto ciò che vi circonda non è l’unica realtà che esiste…”


Queste sono le premesse di base dell’esordio letterario di Marina Dionisi, studiosa dell’Energia e del paranormale.“Il dono di Rebecca” è la fantastica storia della vita di Rebecca, che gira intorno all’antica leggenda della Sibilla Cumana, che rifiutando l’amore di Apollo fu costretta a vivere tante vite quanti granelli di sabbia erano racchiusi nel suo pugno.Una leggenda di vita, di morte, di visioni: lei interrogava, vedeva il passato, rivelava il futuro e il presente…La storia di Rebecca si snoda lungo la sua vita, vissuta tra Parigi, Milano e Napoli. La storia di una bambina che diventa donna e mamma, che nasconde il segreto e la magia della leggenda appena narrata: le sue doti divinatorie saranno messe a disposizione delle forze del bene, ma rappresenteranno anche una “diversità”, con la quale Rebecca dovrà fare i conti.


“Io sento le vibrazioni degli oggetti e capto ancora meglio quelle delle persone che li hanno tenuti in mano, in tasca, che li hanno toccati…”Forze irresistibili e antichi messaggi catapultano Rebecca in altre dimensioni: grida soffocate di persone che chiedono aiuto, che chiedono Pace, che chiedono salvezza. Voci e suoni provenienti da un mondo vibrante che vive parallelo alle nostre vite.La storia narra anche di un amore, con Giovanni, scritto nel destino, vissuto a perdifiato tra antichi messaggi provenienti dall’Himalaya, tra le urla dei morti della città sommersa di Sinuessa e tra gli emozionanti vicoli di Napoli, alla scoperta del mistero di Pulcinella.Un amore più forte delle barriere dello spazio e del tempo: “Giovanni, ascoltami. Ricordalo sempre, non dimenticarlo mai: se un giorno dovesse capitarmi qualcosa e ti dicessero che sono morta, non crederlo, non crederlo mai! Chiamami! Chiamami con tutte le tue forze, grida il mio nome con tutto il tuo amore e io ti giuro che mi sveglierò…”.


“Il dono di Rebecca” è una storia che intreccia normale e paranormale; una storia il cui filo conduttore fa da confine tra il mondo visibile e il mondo non visibile. La voce di Rebecca non è altro che la testimonianza, affascinante quanto incredibile, dell’esistenza di altre dimensioni, di altri linguaggi, di altre vite. Rebecca dà voce al mare, al vento: e a chi voce non l’ha più.“…E come stessi leggendo dal misterioso libro universale dov’è segnato da sempre il destino degli uomini, parlai.”

Meraviglioso.


di Ilario Pisanu

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FertiliLinfe, trimestrale di letteratura, arte e cultura dedica una recensione a "Il dono di Rebecca"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 04:52 in , , ,

Il dono di Rebecca di Marina Dionisi è un romanzo sul paranormale il cui tentativo è dare una spiegazione alla facoltà di sensitiva della protagonista, Rebecca, che sin da bambina scopre il suo dono e conosce la solitudine che questo comporta.
La narrazione è coinvolgente, con descrizioni sensoriali dell'ambiente che trasportano in un mondo legato al mito e alle percezioni extra sensoriali, riuscendo a far penetrare il lettore nella realtà del personaggio.
Il rapporto con la tangibilità delle sue percezioni è vissuto come normalità, ma diviene ben presto incomprensibile e rifiuto da parte di chi si trova ad essere testimone.
Rebecca, grazie agli affetti familiari, riesce a convivere con il suo dono imparando a gestirlo per non travolgere gli altri in situazioni per loro inspiegabili.
In alcune occasioni fornisce dei chiarimenti prendendo spunto dalla scienza e riuscendo ad infondere un senso di sicurezza e tranquillità.
Ogni capitolo è una storia che segue le fasi dell'esistenza di Rebi, così viene affettuosamente chiamata in casa, il cui filo conduttore è sempre la vita, il rapporto con i genitori e il nonno, quest'ultimo figura carica di complicità e dolcezza nei confronti della nipote.
Il linguaggio è in continua evoluzione, dal presente narrato catapulta in realtà parallele, come accadrebbe all'aprirsi di una botola sotto i piedi precipitandovi dentro, senza però subire il trauma della caduta. Una visione del paranormale diversa dalle solite in cui si materializzano spettri che divengono mostri da affrontare e che terrorizzano creando stati di violenza
Piuttosto una percezione di realtà del passato e del futuro, di sogni e segreti. Questo libro non ha la pretesa di creare un racconto secondo i canoni classici del romanzo, ma la finalità di descrivere le esperienze di una sensitiva e quello che comportano, dal riuscire a percepire il pericolo in cui si trovano le persone potendole salvare da morte certa, alla collaborazione con le forze dell'ordine per risolvere casi complessi, situazioni utilizzate per avvicinare il lettore ad una condizione in cui la vita si traduce in una convivenza normale con quello che solitamente è ritenuto anormale.


di Chiara Colaiacomo

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"L'Occhio che" dedica un articolo a "Il dono di Rebecca"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 04:49 in , , , ,

Il dono di Rebecca

La razionalità spesso conduce l'uomo all'arroganza della certezza. Eppure sovente l'inspiegabile prende il sopravvento, costringendo il certo a ceder passo a quel che la ratio non sa spiegare.
Il dono di Rebecca (Deinotera Editrice, Roma 2006) narra la storia di Rebecca, le cui facoltà di sensitiva si manifestano sin da bambina, portandola negli anni a convivere con quello che alcuni considerano un dono, altri una condanna che indirizza inesorabilmente ad una "ghettizzazione" indotta da una collettività spesso ben piantata a terra.
L'intreccio fra tangibile e percezione assume nella protagonista un sapore familiare, grazie anche all'apporto delle figure a lei vicine, e le spiegazioni degli eventi vengono a volte avallate da riscontri scientifici, altre volte si perdono nel sensoriale di una visione paranormale che non mira, come la letteratura del settore fa, a stupire con mostri che si materializzano da altre dimensioni (vedi thriller parapsicologici), bensì rende partecipe il lettore con un linguaggio coinvolgente in grado di condurlo, riga dopo riga, nella profondità dell'animo della stessa Rebecca.
Così, presente reale e presente parallelo si sovrappongono, lasciando come in un cross over psichico, all'interno di ogni dimensione i cenni dell'altra.
Marina Dionisi, studiosa dell'Energia e del Paranormale, al suo esordio letterario ha saputo cedere agli altri le proprie esperienze di vita, racchiudendo in un romanzo avventura, mistero, suspense, dove nulla è come sembra e ad esistere non è solo il visibile.
In un tempo leggendario figure come la Sibilla Cumana rappresentarono il mito riconosciuto e accettato; nel mondo odierno il fascino mitologico si è perso, lasciando solo un sentimento di rifiuto per il "diverso".
Ma l'andare "oltre" le frontiere può persino trasformare un lettore in Argonauta dell'ignoto.

di Simone Colaiacomo

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La Deinotera Editrice e il premio alla cultura.

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 04:03 in

CENTINAIA di persone si sono avvicendate fino a tarda notte sotto la Torretta di Ponte Milvio dove è andato in scena il Premio Zinan's Club alla cultura e allo spettacolo, organizzato dall'imprenditore-scrittore Stefano Zinanni, con il patrocinio del XX Municipio presieduto da Massimiliano Fasoli.
Quest'ultimo è stato insignito del Premio insieme al vicepresidente Marco Perina, l'assessore ai Lavori Pubblici e all'ambiente Marco Clarke, il consigliere Giuseppe Calendino e Silvia Bertuccini. Tra gli artisti saliti sul palco si segnala Massimo Fabrizi, premiato per i suoi 1.620 sonetti e per il libro "Aldo Fabrizi, mio padre", vero e proprio spaccato di cultura romana e dello spettacolo italiano.
Sul palco, applauditissimo è salito Sebastiano Somma che continua a segnalarsi per le proprie qualità artistiche e per quelle sociali, ance all'interno della Nazionale Calcio Attori.
Poi Luisa e Zaira Maranelli (casa editrice Deinotera), Lidia Croce, moglie del compianto "libraio per eccellenza" Remo, la poetessa Titti Rigo De Righi, la regista-scrittrice Nella Cirinnà.
Nel corso della cerimonia - presentata dall'attrice Rita Capobianco e segnata da alcuni momenti di intrattenimento artistico - sono stati consegnati anche alcuni "premi fedeltà" attribuiti ai vicepresidenti dello "Zinan's Club" Nicola Irianni, Cinzia Ferri e Marco Miliotti, ai consiglieri Fulvio Rocco, Alessandra Cammarata, Patrizia Ritarossi, Sabrina Capello, Gilberto Valle.
A conclusione torta e champagne per Stefano Zinanni che ha festeggiato i suoi intensi 50 anni.


La Deinotera è stata premiata "come giovane realtà editoriale romana, per l’impegno e il rinnovato sforzo culturale tesi alla valorizzazione di una cultura libera e democratica ed alla composizione di una rosa di opere letterarie e saggistiche la cui caratteristica intrinseca sia la costante ricerca della qualità."

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Paola Dentone intervista Marina Dionisi su "Il dono di Rebecca"


Il dono di Rebecca è un romanzo che coinvolge due realtà parallele: una dimensione concreta, quella cui tutti accediamo, ed un ambito discosto, aperto solo a quanti sono dotati di percezioni particolari, che li fanno entrare nel mondo del paranormale. La protagonista, Rebecca, incarna tali facoltà di sdoppiamento – involontario – tra la attualità del quotidiano, che a tutti appartiene, e l’altra dimensione impalpabile. Avverte vibrazioni, percepisce aloni attorno alle persone, che la trasportano altrove, consentendole di rivivere situazioni del passato, pur solo partendo da un semplice oggetto, oppure di scoprire verità, anche dolorose, dietro gli individui. Non è un bagaglio semplice, essere dotati di tali percezioni, quanto un “dono” di sensibilità accentuata che conduce a volte a sofferenza ed al coinvolgimento in situazioni inquietanti.


Abbiamo interpellato l’autrice affinché ci aiutasse a penetrare nell’universo di tali inconsuete vibrazioni e potenzialità individuali e le abbiamo chiesto di presentarsi e rivelare le motivazioni alla base della scrittura del libro in modo da consentirvi di accostarlo nel modo più autentico.

“Il romanzo è nato dalla voglia di raccontare un personaggio "speciale" senza renderlo "particolare". Non volevo creare un personaggio fuori dagli schemi e dai limiti, ma uno che potesse vivere nella quotidianità di ogni giorno: una donna comune con qualcosa in più. Tuttavia volevo giustificare una donna di questo tipo ed ho pensato di utilizzare la leggenda, quel mondo pieno di fascino, mistero e tradizione che ancora oggi ci regala personaggi molto poetici come quello della Sibilla. Ed ecco che avevo un personaggio di oggi con un passato antico, leggendario. Potevo arricchirlo di sensazioni, esperienze... di "vita" rimanendo a metà tra la realtà e la surrealtà. Ecco come è nato il romanzo e come è nata Rebecca. Nata per passione, per amore verso la vita, per voglia di raccontare e creare qualcosa che fosse pieno di speranza e potesse dare alle persone la possibilità di guardare alla vita come ad un insieme di meravigliose opportunità”.

D: Come è approdata alla scrittura e quale valenza ha per lei?
R: Mi è sempre piaciuto scrivere. Per me, scrivere è la vita! Scrivo da sempre, fin da quando ero ragazza. Ho iniziato con delle novelle, quindi sono passata ai romanzi. Ma perché amo tanto la scrittura? Forse perché sono una persona molto riservata: gelosa della mia privacy, mi sento terribilmente a disagio nel momento in cui devo dare una conferenza o, comunque, devo parlare in pubblico. Al contrario, mi sento a mio agio quando mi metto a "parlare" con un foglio: è quello il momento in cui sono me stessa, forte di quanto dico e racconto. Ho notato più volte che lo stesso argomento - se trattato a voce - perde spessore agli occhi della persona che sta ascoltando, mentre se viene scritto - forse a causa dell'argomento tanto particolare che tratto o forse per il fatto che una persona, nel momento stesso in cui si mette a leggere, "si dispone" a recepire - viene accettato con più oculatezza o, comunque, respinto con minor cinismo e chiusura mentale.

D: Il romanzo si insinua nella dimensione del paranormale. Come è giunta a tali convinzioni?
R: Non posso asserire di essere "arrivata" a credere nel Paranormale, perché vi ho sempre creduto fermamente! Perché? Non lo so... passione! So solo che ho passato la vita a studiare le vibrazioni e l'energia, a fare ricerche, a scovare anche il più piccolo indizio, che come una piccola tessera andavo ad aggiungere al grande puzzle del Paranormale che stavo costruendo solo per me.

D: Come viene percepita/accettata la sua grande fiducia sul paranormale?
R: Molto male! La gente ha bisogno di certezze, di stabilità. Tutto ciò che non si vede o che non ha ancora una spiegazione scientifica fa paura e di conseguenza viene negato. Ma come negare il mondo delle vibrazioni, dell'energia? Un acuto fa scoppiare un bicchiere di cristallo, il quarzo fa andare gli orologi, una sirena troppo forte ci fa tremare i timpani... eppure, sono vibrazioni che non si vedono, non si toccano!... E allora, perché negarle? Purtroppo, per la nostra mentalità occidentale è difficile concepire un mondo di vibrazioni che ci circonda e nel quale viviamo immersi; difficile da accettarsi in quanto non è concretamente tangibile, conoscibile. E allora? Allora è più facile negare ciò che non si vede, piuttosto che dover accettare una nuova verità che potrebbe mettere in gioco tutti quei principi sui quali si è basata la propria esistenza. Forse, anche per questo non amo mettermi in mostra: vado avanti per la mia strada, continuo con i miei studi portando avanti le mie ricerche e... quando qualcuno mi chiede se ho letto "Il dono di Rebecca", mi dice che gli è piaciuto e che è sul Paranormale... beh, sorrido e dico che... sì, prima o poi lo leggerò! Forse, i tempi stanno cambiando; forse con gli anni la gente si avvicinerà a questo argomento con più fiducia e meno timore. Per ora, penso proprio che dovrà scorrere ancora tanta acqua sotto i ponti!

D: Come colloca l'attività di scrittura nella sua quotidianità?
R: Sono una donna come tante altre; più volte sono stata definita "una donna di larghe vedute e senza pregiudizi" e devo dire che in questa frase mi ritrovo perfettamente. Il mio lavoro, l'ho già detto, è lo studio dell'energia e per mia fortuna ho in casa il mio studio. Inoltre, ho un marito, dei figli, una casa da mandare avanti e gli stessi problemi e le stesse gioie che hanno tutte le altre mogli e madri. Forse, l'unica cosa che mi differenzia da loro è questo mio modo diverso di concepire la vita e ciò che è oltre la vita: una certezza che ho sempre cercato di infondere nei miei figli, in mio marito e in chi mi sta accanto. Una certezza che può donare serenità e fiducia, al giorno d'oggi cose molto importanti. Quando scrivo? La sera; quando la giornata è finita e tutti dormono, mi metto finalmente a scrivere.

D: Ha già altri progetti di narrativa?
R: Prossimamente pubblicherò il seguito de "Il dono di Rebecca". Inoltre, ho iniziato a scrivere un altro romanzo che si intitolerà "La vera storia di Avalon". E' un romanzo che mi sta appassionando sempre più: giorno dopo giorno, più scrivo più mi appassiono, mi commuovo e vengo coinvolta dalle mie stesse parole; chissà che non riesca a far rivivere anche a chi mi leggerà le stesse emozioni che provo...

D: Considerata la matrice del nostro sito, ci racconta un viaggio per lei significativo?
R: Un viaggio, un paese... il mio preferito senza per questo nulla togliere agli altri paesi?... Ma naturalmente la Scozia! Adoro la Scozia, così bella e malinconicamente maestosa in tutte le stagioni! I castelli e la natura tanto aspra e spaventosa da essere meravigliosa! Adoro le leggende (come quella delle Dame Bianche) che fanno parte integrante di quel popolo tanto fiero, austero, ma anche tanto buono e generoso... sì, perché gli Scozzesi - nonostante quello che si dice - sono generosi ma chiusi, aspri e sanguigni come il colore dell'erica selvaggia che ricopre le colline tondeggianti della loro terra. Adoro il rombo dell'oceano che si infrange contro le scogliere livide, il grido disperato dei gabbiani che volano sfidando le raffiche del vento, l'erba che ondeggia al suono delle cornamuse... eh sì! Perché all'improvviso può passare davanti a voi un gruppetto di Scozzesi in Kilt, che suona una delle loro dolcissime musiche... e allora vi viene spontaneo chiedervi se siete nati nel posto giusto o se sarebbe stato molto più bello nascere là, in quel posto così pregno di vibrazioni e più vicino al cielo! E sapete cosa mi piace di più? L'odore della legna che arde nei camini, la puzza dei fiati e della birra che invadono i vicoli andandosi a fondere con l'odore della salsedine e del pesce lasciato a marcire in qualche angolo nascosto. Questa, è la Scozia! Un paese unico al mondo per i suoi abitanti, per le tradizioni, i Clan, la natura, per gli odori e per i suoni... e per un attimo penserete di essere in un angolo di paradiso a parte!

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Neon Libri - Raidue presenta "Il dono di Rebecca" di Marina Dionisi tra i libri più venduti


"Il dono di Rebecca" di Marina Dionisi scala le vette delle vendite e viene segnalato dalla Rubrica "Neon libri" di Raidue.

Questo romanzo, attuale e al tempo stesso inaspettato, narra la storia di Rebecca, donna di oggi e al tempo stesso figura leggendaria.
Rebecca vive infatti a contatto con due realtà: quella presente e percepibile a tutti e quella meno visibile, ma viva, delle vibrazioni. Così a contatto con luoghi e oggetti, la protagonista può svelarne le storie mai raccontate.

Un Paranormale a misura d'uomo che rivela di quante sfumature sia ricca la realtà e non spaventa.

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Chariza world su "La Nave del destino. Asia"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:20 in , , , ,

Ma che bella, bella, dolcissima storia! Una favola romantica raccontata con garbo ed eleganza. Quasi una poesia in prosa. Davvero una storia delicatissima, come la sua protagonista.
Che meraviglia! Marco Mazzanti è riuscito proprio a dare l’impressione di un racconto orale, di una favola, dando però al contempo spessore ai personaggi e ritmo all’avventura. È proprio una storia di una sensibilità incredibile. E sono molto contenta di averla letta, di essere stata trasportata in un sogno.
C’è poco altro da dire… bello! Quando le cose sono così semplicemente belle le parole diventano superflue. Bisogna leggerlo e lasciarsi trasportare dalla magia che pervade le pagine.
Magico e poetico, davvero.

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Fantasyworld forumfree intervista Marco mazzanti

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:15 in ,


L'intervista all'autore Salve Marco!


Mi permetto di darti del tu, visto che sei un utente del nostro forum. Dunque, prova a presentarti: chi è Marco Mazzanti?

Marco Mazzanti è un ragazzo nato a Roma, due anni prima del crollo del muro di Berlino, quindi sul finire del “secolo breve”.


Dove vivi e come trascorri la tua giornata tipo?

Vivo a Roma. Trascorro le mie giornate tipo studiando, leggendo e navigando su internet.


Hai degli hobby particolari (oltre alla scrittura, ovviamente)?

Sì. Mi piace molto disegnare, o dipingere con l’acquarello (non credo, però, di essere un asso!); oppure, specie nelle belle giornate, amo passeggiare.


Parlaci un po’ dei tuoi libri. Come li descriveresti?

Sono due romanzi ambientati in un mondo che per certi aspetti è una versione speculare del nostro: ci sono riferimenti a luoghi esistenti, ma anche e soprattutto elementi fantasiosi che traggono in inganno (in senso positivo e giocoso ).


Quanto si differenziano L’uomo che dipingeva con i coltelli e La nave del destino. Asia?

Moltissimo! Sono due romanzi completamente diversi, sia per genere che per stile. Il primo è un romanzo sulla pittura, scritto con frasi dirette ma con numerosi aggettivi (senza di essi le frasi sarebbero risultate, a mio parere, piuttosto “secche”); il secondo è una saga familiare di genere fantasy (anche se io preferirei parlare di fantastico o meraviglioso), dove lo stile è più fiabesco e floreale. Sono, in ogni caso, due romanzi per adulti.


Quando hai cominciato a scrivere e inventare storie?

Fin da bambino, come penso valga per la maggior parte di chi scrive e inventa storie. Spesso, il germe di tutto ciò si ha nei giochi che si fanno da piccoli; io, per esempio, giocavo con i Lego e costruivo labirinti, piramidi e case magiche, oppure inventavo storielle con i pupazzetti.


Quanto c’è di te nei personaggi che crei?

Tutto e niente… Si potrebbe intuire, leggendo “L’uomo che dipingeva con i coltelli”, che io dipinga, ma non c’è altro di me, in questo romanzo, se non… ecco, un’altra cosa c’è, adesso che mi ci fai pensare! La descrizione fisica di Scile, uno dei due protagonisti, coincide con quella del mio aspetto (o quasi… sicuramente, Scile è più bello di me!). Per il resto siamo due persone totalmente diverse!Per quanto riguarda La nave del destino, posso dire che di me, dentro questo romanzo, c’è la passione per tutto ciò che riguarda i misteri e il mondo delle creature incantate, tipico delle fiabe e del folclore.


Hai avuto degli ispiratori per le tue opere?

Chi ha letto “L’uomo che dipingeva con i coltelli”, mi dice spesso che ricorda Profumo, di Suskind, eppure io scrissi questo romanzo ispirandomi ad un mio personalissimo racconto noir (Riflesso Viola) di ambientazione romana (presente tra l’altro nel volume, in appendice al romanzo) che inviai nel 2007 alla giuria di un concorso (non raggiunsi alcuna graduatoria)! La nave del destino, invece è una saga, e come libri modello ho pensato ai romanzi “Cento anni di solitudine” e “La casa degli spiriti”.


In una parola, cos’è per te la scrittura?

Sentimento.


Come scrivi i tuoi libri? Di getto, stilando una scaletta degli avvenimenti o altro?

Prima di tutto inizio a pensare, pensare, pensare… elaboro e sogno i miei personaggi e le loro vicende… poi inizio a documentarmi, fare numerose ricerche, conseguentemente stilo una scaletta generale e, infine, comincio a scrivere.


Quanto tempo impieghi, di solito, per scrivere un romanzo?

“L’uomo che dipingeva con i coltelli” l’ho composto in un mese; “La nave del destino – Asia” in sei… quindi dipende molto anche dal periodo!


Qual è la tua atmosfera ideale per la scrittura?

Solitudine totale e qualche buona musica o melodia che accompagni la scrittura, accordandosi doverosamente col tipo di situazione o descrizione in corso di elaborazione!


Chi è il tuo autore preferito?

Sono molti gli autori che stimo (Dino Buzzati, Stieg Larsson, Neil Gaiman, Isabel Allende), ma è anche vero che grazie ad Anobii.com sto conoscendo moltissimi altri scrittori, esordienti e validissimi. Del resto, leggo un po’ di tutto: non ho un genere che prediligo… di conseguenza non seguo fedelmente alcun autore! In questo, sono uno spirito libero!


E il genere di libri che non ti interessano?

Qualunque genere potrebbe non piacermi… dipende da come è scritto, dalla simpatia che mi suscitano i personaggi, dal fascino della trama…


A tuo parere, cosa occorre per diventare un bravo scrittore?

Leggere tantissimo. Troppo.


Hai nuovi progetti in cantiere? Può svelarci in esclusiva delle news?

Sono un libro chiuso!


Hai un appello da fare a tutti coloro che hanno un manoscritto nel cassetto?

Consiglio, a chi ha un libro nel cassetto, di rivedere più volte il manoscritto, di lasciarlo decantare per un po’ di tempo, senza quindi lasciarsi sopraffare dalla fretta; inoltre dico anche di credere fortemente in quel che si ha scritto ma al tempo stesso di essere acritici: nessun autore può permettersi minimamente di dire d’aver scritto un bel romanzo… i libri agli scrittori, i giudizi (belli e brutti) ai lettori


Grazie per averci concesso quest’intervista!

A presto!Grazie a te! Un saluto grande a tutti gli utenti del forum!

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la giornalista Carla Casazza recensisce "La nave del destino. Asia" di Marco Mazzanti

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:12 in , , , ,

Dovendo attribuire questo romanzo ad un genere letterario, lo definirei un fantasy, molto singolare, una fiaba per adulti dove non trovano spazio elfi e troll, dove non si combatte contro mostri o vampiri.


Perchè La nave del destino di Marco Mazzanti racconta, in modo estremamente poetico una saga i cui protagonisti sono gli strani componenti di un circo che intrecciano le loro vicende con una famiglia altrettanto strana che vive in funzione della bellissima figlia Asia. Siamo in un epoca non ben identificata, attorno all'anno Mille, in un luogo surreale che ricorda atmosfere mediterranee. Tre fratelli gemelli, dall'aspetto molto simile ma dai caratteri e dalle sensibilità assai diverse, rimangono conquistati dalla bella Asia, tanto che le loro vite ne saranno completamente sconvolte nel bene e nel male. E con esse anche quelle di coloro che hanno accanto. Ma La nave del destino è prima di tutto una storia d'amore. Anzi diverse storie d'amore che si rincorrono e si intrecciano in un girotondo surreale e magico.


Spesso, quando leggo un romanzo, per un qualche misterioso meccanismo mentale, mi capita di associarlo ad un opera d'arte o a un artista. Nel caso de La nave del destino ho subito pensato a Klimt e ad un'opera in particolare: Il bacio.

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I caffè culturali intervistano Marco Mazzanti

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:10 in , , ,

"Chi è Marco Mazzanti?".
Marco Mazzanti:
"Marco Mazzanti è un ragazzo di Roma che ama leggere e scrivere e che nutre moltissimi altri interessi. E' un tipo estremamente attento ed al contempo incredibilmente distratto, spesso con la testa fra le nuvole, immerso nei propri pensieri ed altre volte impegnato in bizzarri viaggi immaginari che lo conducono poi a mettere su carta, scritta o disegnata, le sue fantasie".


I Caffè Culturali:
"Qual è il suo rapporto con le parole?".
Marco Mazzanti:
"Mi piacciono le parole, le sfumature della lingua italiana. Leggo e scrivo sempre con un vocabolario ed una grammatica vicini".


I Caffè Culturali:
"Perché?".
Marco Mazzanti:
"Perchè capita spesso che ci si dimentichi il significato di qualche parola, che venga qualche dubbio".


I Caffè Culturali:
"Quando e perché ha iniziato a scrivere? Come avviene il suo atto creativo".
Marco Mazzanti:
"Inventare storie, fantasticare, dare un volto alle mie fantasie... cose che adoro da sempre e che potrei dire di fare da quando ero bambino. Come avviene il mio atto creativo? Non lo so. Il tutto nasce da piccole cose/rivelazioni di ogni giorno: incontri, dialoghi, sogni, melodie, parole, volti visti di sfuggita, ricordi che rielaborati dopo anni si trasformano in qualcosa di più... A volte basta anche un'emozione, o uno stato d'animo particolare che ti rende propenso a cogliere aspetti della vita quotidiana che solitamente non si percepiscono... ed ecco salta fuori l'ispirazione per qualcosa: poesia, racconto, romanzo, ma anche un disegno, perchè no? Ultimamente sto tenendo un piccolo album dove disegno alberi".


I Caffè Culturali:
"Quando scrive lo fa solo per lei o anche per essere letto da altri?".
Marco Mazzanti:
"Se scrivessi soltanto per me, non avrei accettato di pubblicare. Scrivere (ma anche disegnare, dipingere, comporre poesie, perchè no?) è un modo come un altro per esprimere qualcosa, comunicare, confrontarsi (ma anche per sentirsi apprezzati, perchè la vanità - chi più, chi meno - è in tutti, anche nella persona più modesta). In un certo senso, scrivere (quando lo si fa per gli altri) è una sfida".


I Caffè Culturali:
"In cosa consiste la sfida?".
Marco Mazzanti:
"E' principalmente una questione di feedback e di feeling fra autore e lettore; è ovvio che ognuno ha gusti e pareri differenti e la sfida sta, da parte dello scrittore, nel saper apprezzare i commenti positivi ed accettare quelli negativi (senza risentimento). E poi, del resto, lo scrittore non è anche - e soprattutto - un lettore?".


I Caffè Culturali:
"Come immagina i suoi lettori?".
Marco Mazzanti:
"Ho conosciuto (personalmente e/o in chat) finora solo alcuni dei miei lettori e ciò mi ha riempito di gioia. Si tratta spesso di persone che hanno scoperto i miei libri su internet, oppure di amici di persone che sono mie amiche su myspace. Altre volte - e qui sta la maggior parte di coloro che ho conosciuto - sono autori esordienti come me, conosciuti su Anobii. Tutto questo per dire: perchè immaginare soltanto i propri lettori, quando li si potrebbe conoscere direttamente?" .


I Caffè Culturali:
"Come immagina il suo futuro di scrittore?".
Marco Mazzanti:
"Non lo immagino, non ancora, troppo presto! Penso al presente, senz'altro con la speranza di continuare a scrivere nuovi libri e di crescere attraverso le interviste che faccio sul mio blog".


I Caffè Culturali:
"Perché ha scritto L'uomo che dipingeva con i coltelli?".
Marco Mazzanti:
"Non c'è un motivo particolare che mi abbia spinto a scrivere questo romanzo... "L'uomo che dipingeva con i coltelli" nasce fortuitamente da un brevissimo racconto noir di ambientazione romana che scrissi nel 2007, Riflesso Viola; esso è stato inserito in appendice al romanzo ed è strettamente connesso col quarto capitolo del suddetto... non aggiungo altro, se non che leggerlo potrebbe rivelarsi una vera e propria, piccola sorpresa!".


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Recensionelibro su "L'uomo che dipingeva con i coltelli"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:07 in , , , ,

Di cosa parla "L'uomo che dipingeva con i coltelli" di Marco Mazzanti?
La storia di Marco Mazzanti è ambientata in una Europa antica. Dmtrj è un ragazzo albino, cieco dalla nascita, che grazie all'unguento miracoloso acquistato da un mago arrivato nel suo villaggio, riacquista la vista nel giorno del suo sedicesimo compleanno.


Dmtrj nel corso degli anni vissuti al buoi, ha imparato a sviluppare tutti gli altri sensi, riuscendo a sopperire senza problemi alla mancanza della vista. Ma dal giorno in cui i suoi occhi tornano a vedere, Dmtrj scopre il nuovissimo mondo dei colori. Il protagonista della storia, riesce a descrivere i colori, associandoli ai sapori. Ed è così che i capelli biondi della sorella, avranno un sapore dolce, quasi etereo, per l'appunto “biondo”. Essendo albino, Dmtrj è considerato figlio del demonio da tutti i suoi concittadini, e vive avendo contatti quasi solo ed esclusivamente con sua madre e la sua adorata sorella Anna.
Costretto a vivere una vita di privazione, Dmtrj diventa sprezzante nei confronti del resto del mondo, che impara a conoscere attraverso i colori, e il sublime linguaggio dell'arte, insegnatogli dalla sorella Anna.
Dmtrj disegna in modo incantevole, utilizzando coltelli affilati per spalmare i colori che, a volte, egli stesso realizza utilizzando fiori e foglie.
Il giovane albino abbandona il suo villaggio natio dopo che, in pochissimi mesi, una tremenda malattia gli porta via sia la madre che la sorella. Dmtrj, perduto ogni legame con il suo villaggio, inizia a viaggiare, e guadagna i suoi soldi realizzando dei ritratti. Ma il protagonista di questa storia non è un comune ritrattista. Sprezzante di ogni rispetto nei confronti del resto del mondo che lui definisce “la carne”, Dmtrj ritrae soltanto i volti delle persone che ritiene portatrici di effetti cromatici interessanti.
Lo stesso odio che anima il cuore di Dmtrj, è alla base delle azioni di Scile, altro reietto della società che vive venendo il suo corpo a ricchi signorotti. E' lui l'altro protagonista di questa storia di arte, emozioni, colori e passioni.
L'incontro tra Scile e Dmtrj, tra i due personaggi intrisi di una cattiveria atavica e senza freni, sarà la scintilla scatenante.

Marco Mazzanti descrive con naturale delicatezza le brutte anime dei protagonisti di questa storia. Le descrizioni dei colori sono incredibilmente veritiere, capaci di rendere agli altri sensi, ciò che solo la vista non può cogliere.

Un romanzo davvero bello, ben scritto e molto vicino, per stile e delicatezza, alla scrittura d'oriente.
“L'uomo che dipingeva con i coltelli” è una storia insolita, raccontata con ottima verve e buon ritmo: grande merito a Marco Mazzanti che riesce a descrivere l'arte mescolando tutti i sensi a sua disposizione. Chi è Marco Mazzanti
Marco Mazzanti è un artista a tutto tondo. Ama la pittura, la musica e, ovviamente, la scrittura. Appassionato delle fiabe di William B. Yeats e delle storie ispirate al “Piccolo popolo”, è uno dei collaboratori della rivista “Historica – Il Foglio Letterario”.

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La Cronaca di tutto Abruzzo e Molise su "L'Angelo delle tenebre"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:05

Chieti - "L'Angelo delle tenebre" scritto dall'esordiente teatino, Andrea Donatangelo, è stato presentato ieri sera, con grande successo, all'aula Magna del Liceo Scientifico. Lo scrittore ventitreenne, iscritto all'Università di Chieti, Gabriele D'Annunzio, presso la facoltà di Beni Culturali, si è avvicinato alla scrittura molti anni fa intendendo lo scrivere un modo per dare concretezza alla sua fantasia. "Iniziai a scrivere - afferma Andrea Donatangelo - racconti di genere Fantasy e l'idea di scrivere questo romanzo è nata poco più di due anni fa. Ho incontrato - ci confessa l'autore - non poche difficoltà perché sono sempre stato abituato a scrivere pezzi per me stesso e non per un pubblico vasto. "L'Angelo delle tenebre" - prosegue Donatangelo - è sicuramente frutto delle mie passioni personali per i generi letterari fantasy e per la cinematografia che ha avuto un ruolo fondamentale nella stesura dell'opera. Adoro l'idea - afferma l'autore - di associare e coniugare il mondo contemporaneo a quello fantastico, dove creature si intrecciano con uomini comuni. Infatti - prosegue l'autore - mi sono basato sulla tradizionale suddivisione tra bene e male e il protagonista del romanzo è un uomo comune alle prese con i suoi sentimenti.Spero - conclude Donatangelo - che il lettore venga trasportato e coinvolto nel mondo de "L'Angelo delle tenebre".


Raffaella Picciani.

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Carlo Menzinger su "L'Uomo che dipingeva con i coltelli"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 03:03 in , , , , ,

“L’uomo che dipingeva con i coltelli” di Marco Mazzanti (Deinotera Editrice – Ottobre 2008) lo definirei un romanzo cromaticamente tagliente. Che Mazzanti oltre a scrivere, dipinga è evidente dal suo sguardo attento alle immagini e alle cromie.La narrazione risponde alla domanda: cosa farebbe e come diventerebbe un ragazzo albino cieco che a sedici anni riacquistasse la vista mai posseduta? La risposta si va facendo pagina dopo pagina più inquietante.Senza voler svelare nulla della trama, dirò qui soltanto che il ragazzo sarà subito ossessionato dai colori, diventerà un pittore ed userà una tecnica molto particolare, che si deduce facilmente dal titolo. I coltelli però avranno nella sua vita e nella storia anche altri ruoli.Se la percezione del mondo per un cieco è notoriamente diversa, la percezione per un albino che è stato cieco, può essere ancora diversa, al punto da portarlo ad interpretare diversamente e erroneamente gli altri.Su questi temi si muove l’autore con grande attenzione alle descrizioni, cromatiche, tattili e olfattive, trascinando il lettore in un vortice di sensazioni, a volte persino in una particolare sensualità traviata.Interessante è l’incontro con altre menti malate che non potrà che provocare scintille fatali.La storia è ambientata sul finire dell’alto medioevo, ma la collocazione temporale della storia non appare significativa, descrivendo caratteri universali che potrebbero muoversi in qualunque tempo.La lettura scorre veloce e appassionante, anche nonostante qualche debolezza linguistica, del tutto perdonabile.Un altro autore che merita di farsi strada.


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Libero libro recensisce "L'uomo che dipingeva con i coltelli" di Marco Mazzanti


“[...] Era incapace di godere delle cose e di amarle, non appena le aveva. Diceva di conoscere ormai la sua arte così a fondo, che essa non gli offriva più nessun segreto: e non offrendogli più segreti, non lo interessava più. [...] Gli restava, dunque, da conquistare, la realtà quotidiana; ma questa era proibita e imprendibile per lui che ne aveva, insieme, sete e ribrezzo; e così non poteva che guardarla come da sconfinate lontananze. [...]” (Ritratto di un amico - Natalia Ginzburg).Uso una citazione per descrivere l’ultimo lavoro di Marco Mazzanti, “L’uomo che dipingeva con i coltelli”, perché la trovo perfetta nel riassumere la trama.Dmtrj, nasce albino e cieco, vive sviluppando tatto, olfatto, gusto e udito per cogliere ogni sfumatura di un mondo buio e vuoto.Sfumatura, una parola di cui non ne conosce il significato, fin quanto un intervento eseguito da un forestiero, che si trova di passaggio nel suo paese, gli dona la vista. Una nuova vita in un mondo che si materializza dinanzi ai suoi occhi, ma nel mentre accosta le forme ad un nome, impara a conoscere colori e sfumature si rende conto che non prova sentimenti; il vuoto assoluto di un cuore che non apprende emozioni se non quelle che gli donano il dipingere e le sfumature di colori “impressi” negli esseri umani: “Pezzi di carne” e nulla più. Intraprenderà un viaggio o una fuga da qualcosa e verso un qualcosa che non sa definire, una ricerca costante che gli farà incrociare la strada di Scile.Scile è un giovane che si prostituisce per vivere, o forse, perché è l’unica cosa che sa fare in quanto è questa la vita che gli è stata insegnata sin da piccolo. Un giovane pieno di risentimento, odio e con una grande fame di vendetta.Cosa li unirà? L’”amore” per Asja, il distacco dai sentimenti, il considerare l’essere umano “carne” e il rosso colore del sangue.“L’uomo che dipingeva con i coltelli” è un libro che ti appassiona, per certi aspetti ricorda “Il profumo” di Patrick Süskind, i protagonisti (Grenouille nel “Il profumo”, Dmtrj, Scile) sono dei disadattati che vivono il proprio incedere con un grande malessere interiore.Bravo l’autore nelle descrizioni dei colori, riesce con metafore e similitudine a materializzare immagini che dalle pagine si trasferiscono nella mente del lettore, creando così dei veri e propri Flashback. Ma di contro si denota una mancanza di descrizioni nei momenti cruciali della narrazione, una pecca che purtroppo si sente alla fine della lettura, lasciando un po’ di amaro in bocca.


Note biografiche dell’autore:Marco Mazzanti, artista, scrittore e libero pensatore, è cresciuto leggendo le fiabe di William B. Yeats e coltivando la passione per tutto ciò che riguarda il “piccolo popolo”.Ama leggere, scrivere, disegnare o dipingere con l’acquarello ascoltando la musica. Collaboratore della rivista Historica – Il Foglio Letterario, gestisce un proprio blog – www.mmushroom.splinder.com – in cui intervista scrittori, editori ed artisti.

di Katia Ciarrocchi

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Giochi di lingua intervista Andrea Donatangelo su "L'Angelo delle tenebre"

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 02:49 in , , , ,

1) Iniziamo da una domanda di rito: Chi è Andrea Donatangelo? Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Sono una persona come tante altre che cerca di vivere il più serenamente possibile ogni situazione. Mi piacerebbe lavorare nel campo artistico: adoro l'Arte sotto ogni suo aspetto. Il mio sogno nel cassetto è quello di collaborare con un museo d'arte moderna, magari ritrovandomi a passeggiare tra un Tiziano ed un Caravaggio.
La scrittura ha fatto parte della mia vita da sempre, ma solo da un paio di anni a questa parte si è trasformata da sogno in realtà. Sin da piccolo mi prodigavo nell'inventare storie fantasiose e intrecci di ogni tipo dando sfogo alla mia fantasia.


2) Come mai la scelta di scrivere un urban fantasy?
Ho scelto l'urban fantasy perché è il genere che adoro di più. Mi piace l'idea del fantasy ambientato ai giorni nostri, credo che sia uno dei generi più intriganti. Il fascino dei palazzi, delle città e delle strade metropolitane non ha eguali, trovarseli quotidianamente davanti agli occhi mi ha aiutato a creare la storia de L'Angelo delle tenebre.


3) Quali sono i tuoi modelli, gli autori cui ti ispiri?
Sono cresciuto leggendo Stephen King e guardando i film cult degli anni '90, come Nightmare e Venerdì 13. A ciò si è aggiunta una buona lettura fantasy, e un particolare interesse per i libri della collana Warhammer. Forse il modello che in assoluto ha rubato il mio cuore è stato quello di Eric Draven, protagonista de Il Corvo, l'eroe che ho sempre ammirato per la sua schiettezza e per il suo coraggio.


4) Nel tuo romanzo le forze contrapposte si rifanno a concetti arcaici e importanti. Come definiresti la concezione del Bene e del Male nel tuo romanzo?
Il Male è la forza motrice che sconvolge la situazione di apparente tranquillità regnante nella città di Chieti. Opera nei modi più subdoli, grazie all'aiuto di un'infinità di creature dark. Il Bene, invece, è trattato come qualcosa di irraggiungibile. E' difficile che si manifesti agli esseri umani per aiutarli. Per questo ho deciso di creare all'interno della storia una terza sfera...


5) Nel tuo romanzo compaiono figure tipiche della tradizione cristiana, come gli angeli. Ti sei documentato in qualche modo in questo senso? Qual è il tuo rapporto con la religione?
Lavorando nel campo artistico entro usualmente a contatto con molte figure della tradizione cristiana, approfondendone il simbolismo e la particolare natura. Studiare grandi artisti come Raffaello e Michelangelo mi fa sentire partecipe della religione più di ogni altra cosa. Mi sento quindi, nel mio piccolo, documentato a sufficienza.
Penso di avere un buon rapporto con la religione; se non riuscissi a viverla fino in fondo, credo che non potrei apprezzare l'immenso valore di alcune opere d'arte.

6) Ma ci sono anche i vampiri, figure quanto mani presenti nelle scena fantasy contemporanea.
Sì ci sono anche loro. Era inevitabile non inserirli nella trama: dominano gli scenari urban da molti anni, ormai.
Sono rappresentati nel rispetto delle loro caratteristiche primitive: quelle da predatori. Ritengo che negli ultimi tempi queste siano state dimenticate nel vano tentativo di attribuire loro un'anima e dei sentimenti che forse alle origini non avevano.


7) Il tuo romanzo parla di Amore e di Fede, che cosa significano per te?
Penso che l'Amore sia il sentimento più nobile e profondo che possiamo provare. Senza l'amore la nostra esistenza sarebbe un vero Inferno.
Credo la stessa cosa per la Fede. Ognuno di noi ha bisogno di avere Fede in qualcosa, credere profondamente in qualcosa che vada oltre la vita terrena e che non si arresti con la morte.
Io Amo e Credo ogni giorno e non mi va di sprecare il tempo che mi resta ad ignorare ciò che la mia anima invoca costantemente.


8) Mostri un mondo ricco di brutture: cosa pensi della situazione mondiale attuale? Credi davvero che l'umanità stia inesorabilmente andando alla deriva?
Mostro il mondo che vedo tutti i giorni. Inutile nascondere che la situazione attuale non mi piace per niente. Penso che stiamo perdendo i veri valori, fondamenti della nostra esistenza, facendoci fuorviare dalle cose più futili. Più ci allontaniamo da ciò che è davvero importante più risulta inevitabile smarrirsi.

9) Il tuo protagonista è un ragazzo: rappresenta la speranza per un futuro migliore?
Più che una speranza è una certezza. E' umano dalla testa ai piedi, ma al tempo stesso saldo nelle sue scelte, nelle sue decisioni, nella volontà di mutare ciò che non ritiene giusto. La sua forza è riposta nella sua anima. I sentimenti che prova lo rendono forte e gli permettono di opporsi alle difficoltà. In un certo senso è la sua natura di essere umano a renderlo unico. Una dimostrazione di come è possibile essere speciali restando se stessi.

10) Avendo come protagonista un adolescente, diresti che il tuo romanzo è destinato a un pubblico giovane?
Direi di sì. Non ho voluto scrivere un testo difficile, ma una storia leggera e allo stesso tempo profonda. Spero che venga apprezzato anche dai meno giovani; in fondo i sentimenti e le emozioni non cambiano in base all'età. L'Angelo delle tenebre si basa sulle sensazioni che proviamo ed assaggiamo in ogni momento della nostra vita, quindi spero che possa stupire qualsiasi lettore.

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Saltinaria recensisce ""La Nave del destino. Asia" di Marco Mazzanti

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“La nave del destino. Asia”, è un romanzo moderno ma caratterizzato da una piacevolezza leggendaria. È la storia di tre gemelli, Lug, Maris e Kendeas, costretti ad incrociare le loro strade e il loro destino, con un re, Garland, sovrano dei Troll del Caucaso, che vive quotidianamente nella convinzione di aver perso per sempre la donna che aveva amato profondamente.
Entra a far parte della vita di ognuno Asia, una “fanciulla da sogno”, dalla bellezza corrompente, talmente ammaliante da sembrare un tremendo inganno.
Asia, involontariamente, ingarbuglierà i piani di ognuno, portandoli a competere per ottenere la tanto sognata felicità.
Il romanzo si snoda intorno all'anno Mille, in un mondo in cui non risulta affatto difficile confondere la realtà con la leggenda.
Un romanzo bello, scorrevole e caratterizzato da un finale decisamente imprevedibile.

Marco Mazzanti: artista, scrittore e libero pensatore, ama scrivere disegnare o dipingere ascoltando musica. Collaboratore della rivista Historica – Il Foglio Letterario, gestisce un proprio blog in cui intervista scrittori, editori ed artisti.

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L'assessore alla cultura Giulia Rodano si complimenta per "Il Mistero di Musignano": un romanzo per riscopire il mondo Etrusco

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28 ottobre 2008
Regione Lazio Assessorato alla Cultura, allo Spettacolo, allo Sport.
In merito all'invito che mi è stato rivolto per prender parte alla presentazione del volume "Il mistero di Musignano" di Gianluca Olivieri, sono spiacente di doverVi comunicare che, a causa di impegni istituzionali improcrastinabili, non mi sarà possibile prendervi parte.
Vorrei congratularmi con tutti Voi per la scelta di un libro così avvincente e capace di descrivere in modo tanto realistico la civiltà etrusca e l'affascinante Necropoli di Vulci.Proprio per la qualità e l'amore che mettete in questa pubblicazione desidero anche porgere i miei migliori auguri per il successo dell'opera.

Cordiali saluti,

Giulia Rodano

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Quattrozampe recensisce "Le mie famiglie a 4 zampe" di Piero Cattaneo.

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I protagonisti del primo capitolo sono Perry e Titty, "due splendidi esemplari della più pura razza bastarda della campagna spezzina" come li definisce l'autore.
Il tono ironico della narrazione e il profondo coinvolgimento dell'autore tradiscono, fin da subito, il grande amore per il mondo animale, tanto grande da essere percepito quasi come un'anomalia.
Ed è proprio del rapporto con i tanti animali posseduti, che Cattaneo traccia il divertente resoconto.Fa pensare un po' a Lorenz.

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l Santo Padre, Papa Benedetto XVI si complimenta per i componimenti poetici di Tiziano Pedrazzoli

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 09:28 in , , ,

Pregiatissimo Signore,
è pervenuta al Santo Padre la pubblicazione che raccoglie, alcuni suoi significativi componimenti poetici, tra i quali uno dedicato al Servo di Dio Giovanni Paolo II.
Il Sommo Pontefice desidera manifestarLe vivo ringraziamento per il gesto di ossequio e per i sentimenti che l'hanno suggerito e, mentre invoca l'effusione dei celesti favori, imparte a Lei ed ai familiari, la propiziatrice Benedizione Apostolica.
Con sensi di distinto ossequio.


Monsignor Gabriele Caccia

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La Rivista "Fertililinfe" recensisce Una gatta di nome Carla, di Carmen Golia

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 07:23 in , , , ,


Una storia del quotidiano, una storia da raccontare. Una storia che ha la capacità di assumere forme diverse, oltre a quelle di ogni giorno. E' il sapore agrodolce che, con aromi particolari, intreccia difficoltà e momenti felici. "Una gatta di nome Carla" è tutto questo, dove femminilità e coraggio si fondono.La lettura porta l'attenzione a cogliere un personaggio a cavallo tra Bridget Jones ed Ally Mc Beal.
La solare e quarantenne Carla, nel momento in cui prende la decisione di chiudere la sua relazione con Augusto, non ha chiaro il reale significato d'essere single. Situazioni sentimentali tutt'altro che oneste e veritiere, tra risvolti sociali di mondi diversi dal suo per abitudini e regole, immerse in una contradditorietà dell'essere nel vivere, portano la protagonista ad avvolgere nel suo charme il tutto che la circonda per avventurarsi, poi, piena di spirito d'iniziativa in un insidioso percorso nonostante tutto allegro e divertente. Le disavventure, nella loro negatività, si dimostrano sempre e comunque stimoli positivi per far emergere la determinazione unita ad una giusta dose d'ironia, armi utili per affrontare la vita ed il mondo stesso. Il bisogno d'indipendenza si dimostrerà collante per riscoprire la donna vincente che in lei attende d'emergere.

Di Simone Colaiacomo

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PausaLibro recensisce "I due volti della giustizia" di Lorenzo Maggioni.

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Finalmente un libro poliziesco ambientato in Italia, tra Genova e Roma per la precisione, con dei personaggi che rispecchiano la nostra cultura e che ci fa sentire a casa. Pacchi bomba fasulli vengono trovati in diverse stazioni ferroviarie sparse per lo stivale. L'ultimo è stato rinvenuto a Genova. Gianni Fino, sostituto procuratore in cerca di gloria, già parte del pool delle bombe ferroviarie, viene chiamato per essere informato dei fatti. Questa volta l'indagine sembra promettere qualche elemento in più rispetto alle precedenti, per cui cerca di "sbarazzarsi" del suo collega, coinvolto sull'inchiesta di Una bomber, sollecitandolo a tornare a Verona dove l'inchiesta del bombarolo sembra essere ad un punto di svolta. Un colpo di fortuna fa sì che pure il suo superiore diretto decida di prendersi un periodo di ferie. Libero così di muoversi a suo piacimento, senza dover condividere gli onori dell'inchiesta con il suo collega, Gianni cerca di coinvolgere un suo amico poliziotto nell'inchiesta. Paolo accetta subito. L'inchiesta si sviluppa sempre più in maniera tentacolare, coinvolgendo poi Gianni in una seconda inchiesta mentre sta a Roma per una riunione del pool. La storia è scritta bene, ogni singolo elemento è necessario alla storia, a partire dal titolo stesso. Il linguaggio utilizzato è l'italiano di tutti i giorni, senza particolari ricercatezze. Sostanzialmente è un giallo simile come stile a quelli di Connelly, anche se condensato in un numero minore di pagine. Libri come questi fanno bene al panorama editoriale italiano!

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Corriere di Romagna - La mappa di M. Venturini

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 07:17 in , , , ,
"La mappa" nel libro di Venturini


Ravenna. Avventura, intrighi finanziari e viaggi per il mondo. Sono gli ingredienti del libro dello scrittore ravennate Massimiliano Venturini, che verrà presentato oggi a Casa Melandri alle 18. "La Mappa" (Deinotera Editrice) è nelle librerie da fine ottobre e a Ravenna ha già trovato parecchi lettori.Si tratta del primo libro di Venturini, dipendente di banca, appassionato di viaggi, che ha tratto spunto proprio dalla sua vita personale e dalle sue passioni per dar vita ad un intrigante thriller finanziario."Ho sempre sognato di fare lo scrittore - afferma Venturini - il mio primo romanzo l'ho scritto a 14 anni, anche se non l'ho mai finito. Dopo la laurea in Economia e commercio ho cominciato a divorare libri e la mia passione è tornata a galla. Per scrivere "La mappa" ho impiegato 3 anni; ora spero che i lettori apprezzino i miei sforzi".Il libro racconta di una incredibile caccia al tesoro che porta il protagonista in giro per il mondo seguendo strani messaggi, un viaggio che dura due anni, dietro il quale si cela un grosso intrigo finanziario.All'incontro interverranno l'autore, il direttore editoriale, l'editore e l'assessore Susanna Tassinari.

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Romagna del lunedì - La Voce - recensisce "La Mappa" di Massimiliano Venturini

Posted by Deinotera Editrice - www.deinoteraeditrice.com on 07:13 in , , ,
L'Esordio di Massimiliano Venturini Romanzo di viaggi che diventa thriller finanziario


Ravenna - Lavora in banca, ma sogna di diventare uno scrittore a tempo pieno. Ha una laurea in economia in mano, ma nell'altra un calendario di impegni che lo vedranno partecipare ad importanti fiere del libro italiane.Due mondi che appaiono distanti, certo. Ma se si ripercorre la storia della letteratura italiana si ritroverà uno scrittore del calibro di Italo Svevo che ha alle spalle un vissuto analogo: bancario e scrittore. L'autore in questione è ravennate, ha 36 anni ed è prossimo all'esordio nel "difficile mondo letterario", come lo definisce lui.Il suo nome? Massimiliano Venturini. Quello del suo romanzo? "La mappa" edito dalla Deinotera Editrice di Roma e arriverà a giorni in libreria."Fin da quando ero ragazzo ho sempre avuto il pallino di diventare uno scrittore - ricorda il Venturini - Se non ricordo male in mansarda dovrei avere ancora il mio primo manoscritto. Poi, durante l'università, tra i libri che dovevo studiare e l'avere iniziato anche a lavorare, mi sono ritrovato a non leggere più niente. Dopo la laurea le cose sono però cambiate e ho riscoperto la gioia di leggere romanzi, soprattutto quelli del mio autore preferito, Luis Sepulveda."E così, tra la passione per i libri e quella per i viaggi, è nato "La mappa", un libro che ha tutti i crismi per tenere i lettori incollati alle pagine. "Doveva essere solo un romanzo di avventura e di viaggi, ma in corso d'opera è diventato anche un thriller finanziario, con tanto di suspense, intrighi e imprevisti!".Insomma, c'è anche un po' di autobiografia tra queste pagine e un po' del vissuto del giovane scrittore che ammette: "Ho impiegato tre anni a scrivere il mio romanzo, ma è stata molto più dura trovare una casa editrice che avesse voglia di pubblicarlo. Alla fine, però, ho avuto fortuna: non solo l'ho trovata, ma abbiamo in programma anche importanti appuntamenti". L'autore parteciperà, infatti, al Pisabookfestival dal 26 al 28 ottobre, mentre sabato 3 novembre farà la presentazione ufficiale del romanzo nella sua Ravenna alle 18 nella sala D'Attorre di Casa Melandri.Intanto nella lista degli impegni per il nuovo anno ci sono già partecipazioni a importanti fiere letterarie e un nuovo romanzo al quale l'autore sta già lavorando.